Quando il suo film vinse l’oscar nel 1977, si sentì ripagato per tutti i suoi sforzi, le difficoltà e i disagi che aveva dovuto affrontare.
Con enorme costanza aveva perseguito il suo obiettivo e realizzato il suo sogno.
Fino ad allora non aveva ottenuto che qualche fugace apparizione in pellicole di serie b, era diventato ormai così povero che il suo appartamento era talmente piccolo che non poteva nemmeno aprire la porta senza chiudere la finestra dall’altra parte.
Arrivò il giorno in cui fu costretto, per raccimolare qualche soldo, a vendere il suo cane; il suo cane che adorava più di ogni altra cosa.
Ciò nonostante si presentava con costanza a ogni casting dove veniva immancabilmente rifiutato per la bruttissima dizione e per la faccia da pugile suonato che si ritrovava.
Ma fu proprio il pugilato a dare una svolta alla sua vita quando nel marzo del 1975 assistette all’incontro del grande Mohamed Alì contro un pugile sconosciuto di nome Chuck Wepner.
Quella sera infatti, accadde l’incredibile: il campione venne messo al tappeto da un atleta su cui nessuno avrebbe mai puntato un centesimo.
Quando Sylvester Stallone vide la scena ebbe una folgorazione.
Quello sconosciuto sarebbe passato alla storia per avere atterrato il più grande campione di tutti i tempi.
In quel preciso momento nacque nella mente di Sylvester il personaggio di Rocky.
Corse a casa e scrisse per tre giorni successivi bevendo litri di caffè per restare sveglio e lucido.
Mentre lavorava tremava per l’entusiasmo e la sceneggiatura fluiva di getto sulla carta; il risultato furono le 90 pagine che diventarono l’ossatura della storia.
Il giorno dopo si presentò all’ennesimo provino e come al solito non venne scelto ma uscendo disse ai due produttori: “ho scritto una storia sul pugilato, volete dargli un’occhiata?”
“Perché no, portacelo” fu la risposta.
Letta la storia, i due produttori ne furono entusiasti e offrirono a Stallone di comprarla a 25.000 dollari, una somma enorme per il giovane attore che non aveva neanche un soldo in tasca!
La trattativa però si arenò subito appena Sylvester espresse la ferma intenzione di essere lui il protagonista del film.
“Scordatelo!” risposero i due produttori, “non ne possiedi le capacità”.
Ma Stallone rimase nella sua posizione, “Rocky sono io, nessuno può interpretarlo meglio di me”.
I produttori però avevano intuito le potenzialità del soggetto e aumentarono l’offerta da 25.000 a 100.000 dollari; ma lui rifiutò.
“150.000 dollari!”… e rifiutò ancora.
Arrivarono fino a 275.000 dollari…e ancora rifiutò.
“Sentivo nel mio cuore che era la cosa giusta da fare” disse Stallone più tardi, “sapevo con sicurezza che se quel film avesse avuto successo senza di me, non me lo sarei mai perdonato.
Dopotutto avevo vissuto con pochi soldi fino a quel giorno, avrei potuto continuare a farlo, ma non potevo buttare l’opportunità della mia vita”
L’offerta salì fino a 360.000 dollari ma Sylvester continuò a rifiutare, fino a quando i due produttori cedettero e gli diedero l’opportunità di recitare offrendogli però soltanto i 25.000 dollari iniziali e un budget molto limitato per la produzione.
Stallone accettò e la prima cosa che fece coi soldi fu ricomprare il suo amato cane pagandolo però ben 5.000 dollari.
Birillo, questo era il suo nome, sarebbe poi diventato famoso in tutto il mondo per avere recitato al fianco di Rocky.
“Ogni tanto mi fermo a pensare cosa sarebbe stato di me se quel giorno non avessi aggiunto quelle ultime parole: volete dargli un’occhiata?
E’ per questo che io consiglio sempre a chiunque abbia un’idea di parlarne con tutti, di non mollare perché ogni momento potrebbe essere quello buono”
(Sylvester Stallone)
Ecco i due produttori ed ecco l’eroe…
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